Pagina:Ordini di cavalcare (1571).djvu/96

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80 LIBRO

si tiri si stringa, & che si allenti quando si lascia, & in un tempo allora il Cavalirro, che gli è di supra, l’aiuterà di lingua; accio che pren en dendo quell’uso, dapoi senza tirarsi in altro modo, in udir quel suono di lingua si volti. Se gli potrebbe anco ponere una cordella lunga da se ipalmi, che per un capo se gli leghi ad un’occhio della briglia, dove si sostiene la testiera, della banda contraria della credenza, & che si volta fra il labro di sotto, et le gen en give, della maniera che vi dissi quã an an do vi parlai del Cavallo, che fa chiomacciuoli, et si beve la briglia. però l’altro capo nõ on on si vuole annodare all’altr’occhio, ma ben en passare da quello, che sia tirato, o quã an an to il Cavallo può soffrire, o quã an an to gli basta, che nõ on on gli esca dalla bocca: et senza dar volta nel ferro, accioche nõ on on si allen en ti troppo, si fara solo un nodo alla corda vicino all’occhio: et appresso il Cavaliero tenen en do quel capo in mano a guisa di falsa redina, ogni fiata che il tira, il Cavallo sara sforzato voltarsi, et pure a quel ten en po lo aiuterà sempre di lingua. & perche la cordella suole un poco nuocere alla mano, al tener che si sfa di essa, dico di piu, che se gli potrebbe ponere lunga solo quã an an to gli basta nell’opra di dentro la bocca, & dapoi al capo, che esce dall’altro occhio, si può legare la falsa redina, che sia di corame.

[Altro modo per levargli la credenza con artificij di ferro]Molti Cavalieri sono, che correggono la creden en za cõ on on artificij di ferro, perche alcuni di loro farã an an no far le briglie, che den en tro la bocca la metà sia di un lavoro, & l’altra metà di un’altro, & da quella bã an an da dove è la credenza fara la parte più gagliarda, accioche il Cavallo si habbia da voltare da quella mano, alla quale più gli offende la briglia, il che mi par falso, & senza il vero fondameto. talche per assai ragioni che vi potrei dire, espressamete ve le vieto, che per qualunque causa procedesse la credeza, nõ on on sarebbe a proposito, perche la bocca del Cavallo bisogna sempre mã an an tenersi cõ on on sapore, & gli conviene che la briglia gli sia giusta, & che nõ on on gli prema più da una parte, che dall’altra, atteso che quã an an do per caso tal briglia gli togliesse la credenza da una bã an an da, potrebbe poi facilmen en te pigliarsela dall’altra mano, ma se pur questo nõ on on fosse, non si potrebbe havere ne giusto di collo, ne di bocca, & sopra di essa bisognerebbe starsi il più delle volte cõ on on la mã an an attentata; et finalmen en te senza il naturale appoggio nõ on on verrebbe mai ne eguale, ne giusto alle volte doppie. Et se in alcũ un un particolar Cavallo dimostra far qualche buon’effetto, non sara per la qualità della briglia, ma per la sua benigna, & sincera natura. Ben en vi avvertisco, che questo solo fallisce nella scaccia chiusa, o svenata d’ogni maniera che sia; che havendo il Cavallo credenza, overamente s’egli andasse col mostaccio torto, si potrebbe fare nella detta scaccia, solo dalla banda dov'egli va duro, il profilo rilevato del modo che dissi, quando ragionai delle briglie: perche sentendosi premere da quella parte, senza togliergli la sicurtà di appoggiarsi, gli valerà molto in farlo andare eguale come gli conviene. Et perche mi si potrebbe dire, che per le simili ragioni contra di questo vitio si doverebbe pur usure la briglia cõ on on due melloni lisci, & tondi, & che in un di quelli dalla parte, nella qual egli non va facile, vi fosse ben incastrato il