Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/12

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4 Don Giovanni Verità

pulta per battere i molti bastioni del clericalismo paesano, avrebbero forse preteso da lui una dichiarazione d’incredulità.

Avevo finito di leggere i giornali e ascoltavo distrattamente i discorsi. In essi nè commozione nè sentimento vero. Molti vantavano il coraggio e l’abnegazione di Don Giovanni, nessuno lo stimava buon prete.

— Se ti fossi trovato in punto di morte, chiesi al custode del camposanto, tremulo per le sbornie di gioventù smesse un po’ troppo tardi e ora vecchio bonario agitato tratto tratto da impeti liberaleschi: avresti chiamato Don Giovanni?

Egli si fermò di soprassalto. La gente non ci aveva udito, ma la mia domanda lo aveva percosso nel petto come una piattonata di sciabola.

Agitò la testina calva e rossa, troppo rossa ai pomelli, gittando intorno un’occhiata diffidente.

— Filomena! gridai alla caffettiera: porta un bicchiere di acquavite a Venanzio.

Questa cortesia lo decise. Abbassò il volto, si strinse nelle spalle e coll’aria di chi confessa un secreto, che tutti sanno ed approvano ma niuno osa rivelare:

— Uhm! Io ho già deciso da un pezzo di chiamare il canonico.

E alludeva all’arciprete diventato canonico in