Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/174

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ato quei detti di Cristo: — Il mio regno non è di questa terra: date a Cesare ciò che è di Cesare.

«Non posso aggiungere altro perchè mi vengono meno le forze.

                               «DON GIOVANNI VERITÀ.


Era sfinito.

Allora accadde una gran cosa: il prete mandato dal vescovado per ottenere dal moribondo l'abiura, tocco di quella modesta e serena fermezza, diede senz'altro l'assoluzione. Don Giovanni si comunicò. La novella si sparse subito nel paese, cosicchè il confessore appena uscito dalla casa fu attorniato, complimentato. Il dramma era finito. Al vescovado invece scoppiavano molte collere, ma poichè non si era osato processare Don Giovanni all'indomani del salvamento di Garibaldi, e solo più tardi con meschini pretesti gli si era tolta la Messa, per ridargliela poco dopo senza alcun accenno alla grande opera della sua vita, anche il suo confessore non fu scomunicato. Qualche giorno dopo Don Giovanni moriva e il clero ricusava alla sua salma gli uffici pietosi della religione. Non si era osato nulla contro il vivo, si osava troppo contro il morto.

Naturalmente, il partito liberale s'impossessò del cadavere per farsene argomento di trionfo. Tutta Italia ne fu commossa, i funerali per concorso di