Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/186

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italiana.

La sua vecchia abilità di governo gli scoperse subito le parti deboli del nemico. La monarchia italiana conteneva la rivoluzione come una coccia o una cuna; ogni giorno che cresceva al bambino, scemava alla culla, che questi doveva rompere per saggiare le proprie forze prima di abbandonarla. Tutte le monarchie assorbite da quella dei Savoia, le avevano legato col regno una pericolosa eredità di odii e di difetti, mentre la rivoluzione, conquistandole mezza Italia, le aveva troppo scemata la gloria delle battaglie e la legittimità dei trionfi. Il popolo italiano nella sua massa più inerte era meglio cattolico che monarchico, nella sua minoranza più attiva rivoluzionario anzichè liberale; le classi, conservatrici per egoismo di censo e di nome, che avevano abbandonati i vecchi signori pel nuovo solamente per paura della rivoluzione, non resisterebbero intorno al re di Piemonte mutato in re d'Italia, quando quella, acquistata la coscienza di sè medesima e imparate nella opposizione le arti del governo, piglierebbe la rivincita del cinquantanove.

Queste le analisi e le speranze del Vaticano. I suoi giornali ripresero quindi la guerra recandovi una superbia d'ironia, alla quale i conservatori non seppero opporre un'uguale superbia di regno. La codardia delle frasi diplomatiche usate dal Ministero andando a Roma dopo Sedan, la lettera umile ed