Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/264

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l'esercito o il popolo pel quale è compito gli assicura nuove vittorie. Ecco lo stato creato dall'eroismo del tiranno e mantenuto dalla sua grand'anima.

Ma veniamo ai Discorsi e al Principe.

Alcuni critici hanno voluto crederle due opere senza relazione, ma l'esame più superficiale di esse persuade subito che i Discorsi furono la preparazione, dalla quale si formò il Principe, per quanto premuto da un esterno bisogno, questo uscisse prima di quelli. I Discorsi non sono un trattato e non hanno costruzione scientifica: di essa il Macchiavelli non ha la più piccola preoccupazione. Dovevano essere nel suo pensiero un commento a Tito Livio, ma non gli riuscirono che divagazioni sparse di riflessioni, interrotte da raffronti, da quadri storici, da mezze biografie. Nessuna critica presiede al commento; Macchiavelli accetta il racconto di Tito Livio come verità accertata e indiscutibile. Sono divisi in tre libri, il primo dei quali discute come si fondino e si ordinino gli Stati, il secondo come s'ingrandiscano e si conquistino, il terzo come crescano e decadino. La distribuzione della materia è confusa, il richiamo da un libro all'altro, e l'inversione dello sviluppo quasi continua.

Il futuro storico fiorentino nel grande storico romano, attraverso la pompa magnifica dello stile,