Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/27

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Don Giovanni Verità 19

bella figura di littore romano, tozzo ed energico, che non potendo restar seduto era venuto a postarsi presso l’ultima bandiera e gladiatoriamente atteggiato pareva quasi pronto a brandirla al primo impeto di rivolta. Vicino alla poltrona centrale occupata da un signore ventruto, il sindaco giallo, sottile come una distinzione scolastica, floscio si accasciava sul tavolo cercando fra alcune carte che erano forse telegrammi. Alla sua sinistra la testina viva, oramai bianca ai capelli e tutta rossa al viso di un medico toscano, vecchio democratico dalla frase violenta e dall’accento gentile, si torceva vivacemente parlando con chi le stava dietro.

Degli altri le fisonomie svanivano nella penombra.

E il comizio cominciò colle solite agghiaccianti formalità.

Ma quando uno degli oratori si trasse leggermente in disparte e col braccio spinse innanzi una figura nera, recalcitrante, e con enfasi di voce gridò:

— Ecco Don Giovanni Verità, il salvatore di Garibaldi!

La scossa nel pubblico fu così violenta che produsse come un tuono.

Primo il Comitato si era levato, e dietro lui tutti gli invitati avevano fatto altrettanto. Le bandiere salite più alto del ritratto del Generale squassavano