Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/311

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ricevuto quattro o sei tratti di corda, malgrado i riguardi dovuti per quell'ultima commissione di scrivere le Storie, traspare dal libro. Così nel quarto pel quale si giova moltissimo delle Storie Fiorentine di Giovanni Cavalcanti altrettanto false nella forma che vere nei fatti, riprendendo l'analisi della contesa fra gli Albizzi e i Medici sembra non volersi accorgere della politica di Giovanni Medici, non meno fina di quella di Salvestro e velata anche da maggior bonomia. Quindi alla sua morte gli fa tenere ai figli Cosimo e Lorenzo un discorso privo di senso per dissuaderli in nome della virtù dall'aspirare al principato; e morto, gli fa un insolito e volgare elogio di uomo caritatevole quanto prudente. Discorso ed elogio sono presi dal Cavalcanti. Se non che l'averli solo corretti nella forma e il ricusarsi a studiare veramente la politica di Casa Medici, mentre nella Introduzione generale si era fermato troppo a lungo per le proporzioni del libro ad esaminare quella analoga di Matteo Visconti contro i Della Torre, mostra fin troppo che la paura dei nuovi padroni gli toglie il coraggio della sincerità storica.

Quell'eroismo che al Villari era sembrato di vedere nel Macchiavelli fieramente avverso alla Chiesa scrivendo per commissione di un papa, scompare trattandosi di narrare come Casa Medici rovinasse