Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/376

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si rifugia a Guernesey, Carlyle si chiude nel proprio studio come in una cella, Wagner erra per tutte le campagne come un bandito.

Lasciate passare la tragedia del pensiero e andate piuttosto a criticare quella dell'azione. Ieri è morto Gambetta, fondatore della terza repubblica francese, giovane, nell'apoteosi della vittoria: Bismark, il suo gigantesco rivale, ha taciuto e forse per ciò tutti gli altri hanno parlato sul destino di un uomo, che diventerà un'epoca nella storia del proprio popolo. Cavour morì come Gambetta; Mazzini, che era già stato vinto prima, venne a spirare in Italia come le rondini vecchie tornano, potendo, a morire sotto il tetto della casa nella quale nacquero. Che cosa hanno pensato tutti questi grandi all'ultima ora, mentre i piccoli ciarlavano sapientemente della loro opera e cercavano fra sè stessi il loro successore? Vela, scolpendo la testa di Napoleone I morente, è forse riuscito ad esprimerne il supremo pensiero in un dolore che i muscoli non sentono più e in un'idea che la morte non può colpire: ma il tragico capolavoro rimane per sempre un mistero, perchè una maschera non è un viso, nè una espressione della sua fisonomia tutto il suo pensiero.

La tragedia artistica non può contenere tutta la tragedia spirituale nella propria azione.

Se Cristo non avesse predicato ed agito, forse