Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/398

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Il deserto lo ha ucciso.

Un anno intero è durata la lotta del viaggiatore col deserto, dell'atomo coll'infinito. Non sappiamo nulla di questa epopea e non la sapremo mai, nè possiamo colla temeraria fantasia riprodurcela. Che cosa è un giorno nel deserto con quell'arena, con quel sole, con quel cielo, quando nessuno ci vede e nessuno ci ascolta, quando si può ridivenire vili senza avvilirsi ad alcun occhio; quando si può piangere ed è inutile, o si può essere ancora impassibili e quest'eroismo pel quale la gloria non esiste può rimanere sopraffatto istantaneamente dal primo leone che passa o dal primo insetto che vola? E la notte col terribile freddo della evaporazione quando le sabbie nelle quali si è coricato si assiderano e non si ha che lo stesso mantello che al meriggio ci riparava dal sole, e le stelle si affacciano nel cielo diventato di un sereno vitreo, e il deserto è ancora biondo ma percosso da urli di animali vaganti per la notte in caccia? Dove sarà l'Oasis? Dove ci coglieranno le febbri, giacchè la febbre sale il giorno dalle sabbie fra i baleni e vi ridiscende la notte colla rugiada!?

Un anno durò quella marcia, e il deserto si esaurì e le sue Oasis si perdettero in lontananza e apparvero fiumi, territori fertili, valli di paradiso. Tutta la preistoria fu attraversata e il deserto