Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/401

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ssanina, o interpellati da qualche generoso negavano ogni solidarietà colla morte di quei precursori.

Quindi la nazione sembrò sollevarsi così sdegnosa che il Governo credette di passare dalla compra alla conquista.

La vendetta della strage di Bianchi ne fu il pretesto: non si ebbe, non si volle, non si osò avere alcuna idea. Eppure il momento era storicamente solenne. Dopo secoli e secoli la bandiera italiana tornava minacciando sui mari che sembravano averla dimenticata, e non era la bandiera di Venezia o di Genova che aveva scoperta l'America e salite le mura di Costantinopoli, non la bandiera di Roma papale che aveva annichiliti i Turchi a Lepanto, ma la bandiera d'Italia che sventolando sull'asta delle antiche aquile romane riprendeva la loro via. Dacchè le aquile romane erano state uccise dallo stormo degli sparvieri nordici, il mondo non ne aveva viste altre, e nullameno eternamente memore del loro volo le aveva eternamente cercate sulla cima di tutti i pennoni e di tutti i vessilli, che lo percorrevano trionfando. Il nuovo stendardo italiano portava nell'iride dei più espressivi colori il simbolo redentore della croce.

Tutti gli sforzi millenari dell'Italia per costituirsi in nazione, il sangue de' suoi eroismi e le tragedie del suo genio non miravano che a questo giorno