Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/413

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universale.

Ma nel troppo lungo arringo parlamentare, il giacobinismo del suo spirito e della sua prima educazione si era logorato. L'immensa eredità della politica monarchica avviluppò il suo ingegno e schiacciò il suo carattere. Così iniziando la sua ultima carriera di statista con largo programma di riforme, alle quali venne gradatamente fallendo, non vi pose dentro alcun nuovo concetto, e non comprese quanto la monarchia di re Umberto fosse diversa da quella di Vittorio Emanuele. Eppure a nessuno dei successori di Cavour era toccata la fortuna di aprire un nuovo periodo nella storia italiana. La terza Roma entrava nel mondo con Agostino Depretis. L'epopea e la tragedia del risorgimento erano conchiuse, tutte le contraddizioni conciliate, tutte le differenze etnografiche e storiche fuse: un'altra Italia con nuova coscienza, con diverso aspetto, alzandosi sulle Alpi guardava l'Europa.

Mentre la Francia trascinata dall'ultima forma del cesarismo napoleonico a combattere l'unificazione della Germania per un falso ricordo della politica di Richelieu e di Luigi XIV, sostenendo il papato e rinnegando nella propria tradizione lo spirito rivoluzionario, era stata schiacciata dal maggiore dei disastri, e dibattendosi convulsamente fra le insidie degli ultimi legittimisti e le violenze dei