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non si rendono le visite, l'imperatore d'Austria. Mentre occorreva un uomo di Stato forte ed abile, l'Italia non ebbe che un parlamentare logoro e un diplomatico monco.
Un immenso palpito di passione e di orgoglio sollevò tutti i cuori italiani, quando salparono i primi bastimenti. Il mare era bello, il cielo sereno; Napoli sublime, distesa sovra i suoi colli, salutava augurando i vascelli che s'allontanavano, fisa al fumo delle vaporiere come al fumo d'imminenti vittorie. Finalmente! L'Italia, che dopo le umilianti sconfitte di Custoza e di Lissa si era con immensi sforzi d'economia e d'ingegno ricostituita una marina e un esercito, li avventava sull'Africa.
Urràh! marinaio, tu porti la fortuna d'Italia! Urràh, marinaio! Le navi sparirono all'orizzonte e tutto ricadde nel silenzio.
Solo di quando in quando si avevano notizie di minimi fortilizi costrutti, di brevi acquedotti scavati, di capanne nelle quali i soldati basivano dal caldo. Erano pochi, stavano inerti. Il Governo, per sapiente economia, non aveva nemmeno allacciato il teatro della guerra con un cavo sottomarino a qualcuno delle grandi stazioni telegrafiche.
Intanto la democrazia riprendendo il cicaleccio femminile s'impietosiva sulla sorte dei soldati, o spropositava sul diritto dei selvag