Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/86

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cattolicismo liberale non ardiscono proclamare davvero la rivoluzione. Si parla ancora di confederazione, le forme costituzionali imbrogliano gl'inesperti e favoriscono gl'ipocriti; in fondo si teme pel popolo e si rammemorano i giorni sanguinosi della rivoluzione francese. Manca il sentimento nazionale. Il problema della indipendenza si fraziona per ogni provincia, la parola repubblica confonde e sbigottisce. Si crede ancora che religione e libertà si accordino, che i principi patteggino leali coi popoli e il papato possa concordarsi volontario coll'Italia.

Non si sa nulla e manca tutto. La rivoluzione fallisce, ma spezzato il dramma, le sue energie si condensano nelle scene. Il Piemonte resiste come regno non ignaro d'invasioni, Venezia riassume morendo tutte le virtù della sua lunga vita, Roma assalita da tutta l'Europa riapre la storia immortale delle proprie guerre per scrivervi un'ultima pagina, che ne vale molti libri. A Napoli tradimento e massacro. I Borboni mentono ed assassinano, fedeli alla propria tradizione. A Milano l'insurrezione inerme, dopo aver trionfato d'un esercito per cinque giorni, sfinita più che vinta cede non patteggia: a Bologna i popolani insorgono e abbandonati abbandonano la rivolta; la Romagna freme, ma i suoi audaci sono tutti a Roma e i troppi codardi rimasti a casa seminano diffidenze preparando persecuzioni e condanne.