Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/89

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secolare egoismo: nessuno osò scindere le questioni che il Vaticano fondeva in una sola. Pontificato, governo temporale, romanismo, cattolicismo, cristianesimo, tutto si confuse nell'anatema lanciato dal papa alla rivoluzione e rimase identico nella coscienza del clero. I vantaggi della sua posizione storica minacciati dalla rivoluzione gli tolsero la vista delle grandi riforme da lui stesso invocate, mentre l'emancipazione dello Stato dalla Chiesa proclamata altamente dai liberali lo guariva quasi istantaneamente dalla passione della libertà.

Immaturo per la propria riforma, il clero non poteva accondiscendere nella rivoluzione.

I suoi più grandi pensatori, riprovati da Roma, non avevano osato nemmeno nello sdegno della propria condanna precisare la riforma cattolica; imbarazzati fra loro nella parte dogmatica, non riuscirono che a maledirsi scambievolmente ponendo il problema della nuova costituzione ecclesiastica. Quindi le esigenze della libertà e della autorità sviandoli nel pensiero li esasperarono nel sentimento già atterrito dalla insurrezione e dal silenzio del popolo, fra cui predicavano. Invece di una riforma religiosa, questi domandava una rivoluzione politica. Il cattolicismo non era più un bisogno ideale dello spirito popolare: i suoi dogmi, la magnificenza della sua universalità non commovevano più, mentre la violenta