Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/99

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di aspirarvi per vanagloria non ne ebbero l'animo, tradirono o fallirono, poco sinceri nel sentimento, meno italiani nel concetto.

E questa rivoluzione preconizzata da tanto splendore di arte, preparata con lungo studio, assistita da tutte le forze, in un anno appena si logorò e parve svanire. Il popolo in massa non vi aveva che assistito.

Gl'italiani erano vinti. I campi veneti e lombardi fumavano di sangue, in tutti i paesi la reazione del dolore e della paura sopraffaceva l'entusiasmo della rivolta.

A sera la malinconia delle prime ore era più triste, il pianto si mesceva colla rugiada. I volontari ritornavano sbandati maledicendo e ascoltando le maledizioni ai generosi, che avevano predicato la guerra. Si vantavano la pace umiliante, le molli delizie della servitù.

Venezia e Roma resistevano ancora, quasi trovando nel nome antico della repubblica l'eroismo della nuova morte. Il clero esultava. La sua sordida e numerosa clientela liberata dallo spavento della rivoluzione turbava con gioie parricide la tragica solennità di quel momento. Tutti i maggiori uomini d'Italia erano sembrati impari all'azione: i cattolici liberali mascherati da nuovi costituzionali spingevano l'odio della rivoluzione più oltre dei sa