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rigi. Era tornato allo studio nella solitudine delle proprie ore.
Un vuoto freddo e buio gli si allargava nell’anima, incapace di più amare, ora che quella fortuna al giuoco lo aveva sottratto alle più pungenti umiliazioni della miseria. In che dunque consisteva la sua preparazione? Fino a quando avrebbe durato? Napoleone a venticinque anni era già generalissimo d’Italia. Nelle più cupe malinconie qualche volta pensava al suicidio, dicendosi che i tempi non erano maturi, e forse nemmeno egli possedeva le qualità indispensabili al futuro grand’uomo.
Quell’isolamento morale, da cui non avrebbe potuto uscire nemmeno scendendo all’azione, lo condannava ad immolarsi per una grande idea o a suicidarsi, perchè nessuno può resistere nel vuoto. Egli vi si dibatteva da cinque anni. Un’amara svogliatezza dava un’aria romantica al suo volto rigido, mentre una maggiore esperienza della vita gli rendeva egualmente antipatici i gentiluomini mondani e gli emigrati politici, le cortigiane e i giornalisti, gli avventurieri e i politicanti, fra i quali era costretto a vivere. I giorni gli sfuggivano a uno a uno come a quei malati, che sanno di non poter più guarire.
E a poco a poco la Russia l’attirava, col suo popolo vergine e colla sua estensione di continente metà europeo e metà asiatico, solcata da tutte le tradizioni, agitata da tutti gli istinti, ter-