Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/262

Da Wikisource.

253

— Quante cose, bimba mia!

— No, dimmelo subito.

Ma Loris restava aggrondato. Tatiana afflitta si levò dalle sue ginocchia, e si rimise a sedere vicino a lui; una dolorosa umiliazione gli apparve sul volto a quella sua impotenza di donna. Poi Loris riprese:

— Tu credi che non verrà? Verrà.

— Qui! nel mio appartamento? ella replicò con quell’accento altero, che era uno dei fascini della sua bellezza.

Loris accennò di sì col capo.

— No, sono libera. Oggi stesso, dopo che tu eri partito, ce lo siamo reciprocamente ripetuto. Egli non è mio marito: abbiamo associato inutilmente i nostri due nomi, domani possiamo dissociarli.

— Verrà, ti dico. Tu non comprendi la sua passione, egli ti ama sino alla morte.

— Mi ama dunque più di te? ribattè con una interrogazione sfolgorante. Vuoi che vada a chiudere la porta dell’appartamento?

— È inutile.

E ricadde in una meditazione.

La faccia di Loris diventava sempre più fredda. Pensava di aver fatto male a tornare nel castello, dove il principe lo sorprenderebbe fra poco, poichè sapeva già tutto indubbiamente. Forse lo aveva visto entrare dalla porticina della serra; era impossibile che un uomo del suo carattere, e con