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biondo, agile e robusto come un lupetto. Il padre guardandolo si sentiva spinto verso lui da impeti di ammirazione; la madre invece, Maria Alexena, non pareva sorpassare l’affetto ordinario delle donne pei bambini. Tutta la sua passione era per il marito, del quale subiva ogni più stravagante volontà, come quelle riforme che si risolvevano in tanti disastri domestici.
Nicola si era fatto l’istitutore di Loris per educarlo, come James Mill aveva fatto col proprio figlio Stuart, divenuto poi il più illustre economista dell’Inghilterra. Quindi, invece di insegnargli il russo, gli parlava greco leggendogli Omero in luogo della bibbia. I primi libri, che gli pose in mano, furono di scienze naturali, poi gli raccontò la storia come una trama di delitti commessi dai potenti sugli umili, attraverso la frode di tutte le religioni ingannanti i miseri con una speranza ultramondana. Egli, che detestava i mugiks, s’inteneriva talvolta, parlando con Loris, della loro condizione; ma i nemici erano i ricchi, coloro che governavano a Pietroburgo, i nobili, i funzionari, i soldati, tutti. A ogni strettezza economica, quando in cucina mancava il pane, o Loris aveva freddo, ed egli faceva dalla moglie disfare uno dei proprii abiti per riadattarlo al fanciullo, la sua passione scoppiava in un delirio di parole.
— Tientelo a mente, figlio mio!
Una volta, il giorno prima della festa di S. Elia,