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un grosso collare di ferro a punte, si era difeso eroicamente. L’indomani Nicola volle proibire a Loris d’accompagnarlo.
— Perchè hai tu paura per me, se mi dici sempre che non dovrò aver paura di alcuno?
Il padre lo abbracciò.
Ma il guaio peggiore era la mancanza di legna. A casa la povera Maria Alexewna non aveva come scaldarsi, mentre il termometro segnava venticinque gradi sotto lo zero, e quindi stava la maggior parte del tempo a letto. Cucina in casa non se ne faceva. Una sera Loris tenne tanto a bada il padre nella foresta, che questi si impazientì; ma allora il ragazzo, invece di rispondere, si mise coll’accetta a tagliare della legna e ne fece due fasci, che portarono a casa trafelando, meno ancora per la fatica che per la paura di essere visti. Nullameno la mamma si ammalò gravemente. La disperazione li sorprese; nella parrocchia non c’erano medici, nemmeno un felschéry, uno di quei flebotomi, che li sostituiscono. Per far venire un dottore da Voronege sarebbe occorsa una somma impossibile a raggranellare, anche vendendo le poche ultime masserizie. In quei giorni padre e figlio non si parlarono più. Vegliavano insieme l’inferma, che non mangiava e non beveva passando da una dormiveglia ad un coma profondo. I denti le erano diventati neri e gli occhi vitrei. Alcuni mugiks portarono un po’ di vodka con un paio d’oche per fare il brodo; dopo due set-