Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/50

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Popiel lo guardava in sospetto.

Allora tutta la sua ira traboccò. Invece di ubbidire alla circolare del vladika, l’attaccò furiosamente accusando lo Czar, la chiesa e sè stesso della miseria popolare; tutto derivava dalla menzogna dei potenti, e tutto era menzogna in essi. Perchè sperare in un’altra vita la giustizia, che è il primo dovere di questa?

Ma i mugiks, incapaci di comprendere quel discorso, guatavano credendolo impazzito; Popiel cercava di rattenerlo con gesti.

Poi tutto quel bollore gli venne meno all’improvviso così che dovette appoggiarsi con una mano all’altare per non cadere. Il suo pensiero aveva invano esploso in quella chiesa; si mirò attorno come strabiliato. Perchè aveva dunque parlato? Adesso tutto era perduto.

Disse ancora con voce strozzata queste parole:

— Lo Czar è sopra di voi, Dio contro di voi.

Una settimana dopo la carrozza del vladika venne a prenderlo alla parrocchia.

Maria Alexewna dormiva. Egli non andò nemmeno nella camera a vederla; abbracciò Loris, mostrandosi calmo.

— Temi qualche cosa? questi gli disse, alludendo al discorso della domenica.

— No; bada bene alla mamma fino a sabato, quando tornerò.

Sopraggiunse Popiel, che pareva agitato. Nicola lo guardò senza rancore, l’altro non seppe che cosa