la troppa nervosità, che
la rendeva spesso bisbetica e sgarbata con tutti. In quella vita al
castello la noia diventava sovente assai greve; il principe, dopo
essersi occupato de’ suoi disegni agricoli, non sapendo più che cosa
fare rimpiangeva la vita di Pietroburgo. Talvolta andava alle assemblee
del zemstwo, ma ne ritornava sempre di malumore, perchè tutta quella
gente non aveva un’idea in testa. Nell’inverno la nobiltà dei dintorni
emigrava a Mosca o a Pietroburgo. Appena qualche volta un generale o un
governatore passavano dal castello per presentare i proprî omaggi al
principe, ma non essendovi altra donna che Tatiana, cui fare la corte,
se ne andavano presto. Loris studiava nella biblioteca, Tatiana errava
per le sale senza trovar modo di animarne il silenzio. La miglior
distrazione erano le passeggiate a quattro cavalli nella slitta, con due
altre slitte dietro, piene di domestici armati; ella faceva tenere le
redini a Loris, e lanciavano i cavalli al più sfrenato galoppo. Poi a
casa parlavano della neve bianca, infinita, del freddo e del silenzio. A
giorni faceva ballare i numerosi servitori, accompagnando ella stessa
sul pianoforte un cocchiere, che pizzicava la balaika. I domestici
ballavano, cantando dei cori secondo il costume russo, ma erano danze
lente e fredde quanto quel clima, con grandi inchini come nei saloni
dell’alta società. Altre volte metteva madama d’Aubrivilliers al piano
per ballare con Loris qualche