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Nell’inverno una bronchite l’obbligò per quattro mesi a non uscire dalle proprie stanze; Loris andava a leggergli i volumi dell’inchiesta agraria, e doveva lasciarsi strapazzare per tutte quelle leggi e quei fatti contrari alle sue idee. Poi madama d’Aubrivilliers gli leggeva i giornali, e Tatiana veniva a suonargli il pianoforte, che aveva fatto portare nella sua camera di malato. Così riuniti passavano le sere. Spesso il principe dormigliava; allora nessuno parlava più per non svegliarlo, ma bisognava rimanere nella camera.

Il principe non aveva voluto nessun medico.

— Non ho bisogno che mi si aiuti a morire, aveva risposto a Tatiana: tu sei una sciocca, che vorresti ereditare troppo presto.

La fanciulla era scoppiata in lagrime.

Adesso il principe pareva prediligere Loris.

— Hai pensato ad abbandonarmi? gli chiese una volta bruscamente; e siccome Loris tardava a rispondere: è inutile che tu mi dica una bugia, t’avvertirò io, quando sarà tempo.

— Perchè mentirei con voi?

— Perchè invece non saresti ingrato anche tu? Vattene piuttosto fuori; qui ti annoi senza divertirmi.

Ma una volta, per l’attentato di Solovieff contro lo Czar, le parole furono più aspre. Loris, che non aveva mai parlato delle proprie idee nichiliste, sentendo il principe inveire contro la politica dell’imperatore, si permise un elogio dei rivolu-