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l’armadio delle sacre iconi. Madama d’Aubrivilliers russava lievemente colla testa abbandonata sulla spalliera della larga poltrona rossa, e gli occhiali penzoloni sul naso; passavano così delle ore.

Tatiana leggeva dei romanzi, Loris generalmente non leggeva.

A poco a poco parlavano. Poi vennero le confidenze; Loris le narrò tutto quello che le aveva sino allora nascosto della sua vita passata coi particolari più atroci, frenandosi a stento per velare le proprie opinioni più atee. Tatiana ne fu commossa. Anch’essa aveva dei dolori da raccontare, un mondo di futilità, perchè non aveva conosciuto abbastanza nè il padre nè la madre per soffrire della loro morte; ma ella pure era sola nel mondo. Loris tornava subito grave. Egli sapeva ora che non gli restava più gran tempo da vivere nel castello, il principe guarisse o morisse.

Lo disse a Tatiana; ella protestò. Perchè andarsene? Ma Loris, diventato uomo, non poteva profittare più a lungo di quell’ospitalità; era già troppo, se avesse dovuto andarsene alla morte del principe. Tutti avrebbero creduto allora ad una cacciata.

— E chi vi scaccierebbe?

— Voi per la prima.

Tatiana scosse le spalle. Il principe fece un movimento, Loris corse tosto al letto, ma il principe dormiva. Tatiana, che si era levata anch’essa, curvandosi sul volto dello zio sfiorò col proprio quello di Loris.