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ruminava la propria vendetta, preparandosi in quella peregrinazione ad impadronirsi dell’anima popolare. Sotto i suoi cenci qualche volta si sentiva più potente dello Czar prigioniero dei propri funzionari, in fondo ad un palazzo di marmo, nel quale non giungeva dal di fuori alcuna voce. Ma prima di scendere nella lotta dovrebbe ancora entrare nel mondo dei signori per impararne i segreti come di quello dei poveri. Quindi a forza di meditare la propria vita si era convinto di essere un predestinato. Tutto era stato strano e terribile nella sua fanciullezza; la sua educazione, la morte del padre, il suicidio della madre, l’accoglienza e poi la cacciata dal castello. Egli aveva dovuto amare Tatiana per spremersi dal cuore l’unica goccia d’amore, diventando invulnerabile a questo sentimento, che perde tutti gl’individui.

Chi era quest’altra donna, contro la quale lo gettava il destino?

Con rapidità spaventevole concepì tosto il disegno di sopraffarla. Il fanatismo istintivo di Topine non poteva ingannarsi se, malgrado il terrore che di lei provava solo nominandola, osava così senza preparazione alcuna condurre lui vagabondo e cencioso da una boghiniia. L’anima semplice di quello strannik aveva dunque sentito che egli era un predestinato?

Camminavano in silenzio, la strada era deserta.