Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/196

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corgerebbe prima, li eviterebbe, sfuggirebbe loro come sempre. Loris era un uomo superiore, fatale. La sua missione, maggiore di lui stesso, che gli impediva forse di amare come gli altri uomini, era la sua salvaguardia.

E la fanciulla si pentiva già d’aver dubitato un momento della sua potenza.

Dormiva profondamente da molte ore, quando un raggio di luce sugli occhi chiusi la fece destare di soprassalto; gettò un grido. Loris la guardava a capo del letto, tenendo un candeliere nella mano; il suo volto era raggiante.

— L’ho forata.

Allora ella comprese. Loris era rosso come non lo aveva mai veduto; alcune goccie di sudore gli scendevano lentamente sulla fronte, sotto la quale gli occhi verdi brillavano come due smeraldi. La fanciulla, che scotendosi dal sonno si era scoperta una spalla, abbassò gli occhi arrossendo, e si tirò il lenzuolo sul collo: pareva più bianca sul cuscino, cogli occhi gonfi, le labbra più tumide. Tutto l’orgasmo di Loris si sciolse. Ella lo guardava di sottecchi non osando pensare a nulla per non accrescere fra loro quella difficoltà misteriosa, ma nullameno sentendo che le coperte le disegnavano il contorno del seno, e ricordandosi, come di cosa già infinitamente lontana, che egli doveva avergliene veduta allora allora la sommità.

La fiamma della candela, che Loris teneva in mano, tremava vivamente.