Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/222

Da Wikisource.

207

miseria attuale, non amerò mai. I miei figli sono nelle isbe, dove i padri e le madri sono costretti a non amarli per non rimproverare a sè stessi di averli generati. No, no: un bambino solo, che sia vostro, e non lotterete più per tutti gli altri; vorrete salvare solamente lui, e ne farete un carnefice per non lasciarlo cadere vittima. Ecco l’amore dei padri; l’amore dell’umanità non è così.

Ma Olga volle rispondere; quell’altezza di nichilismo non era umana, era un delirio di libri.

— Nemmeno voi, proruppe, potete vivere così. Se non vi avessi amato, non vi avrei seguito. Tutti gli altri vi abbandonarono, non perchè non credessero alla vostra idea, neppure io ci credo.... e sono con voi, che non mi amate.

— Ne sareste pentita?

— Non capisco più nulla: esigete la morte di coloro, che fanno soffrire, e non volete lasciare agli infelici quel solo conforto, che nessuna miseria può togliere. L’umanità è troppo grande; non si può amarla che in qualcuno.

I singhiozzi le ritornarono.

— Perchè mi avete presa?

— Credevate che vi avrei presa per amante? Vi associai all’impresa, perchè voi stessa vi offriste e perchè, vedendovi sola nel mondo, vi supposi il coraggio di combatterlo. Se il pericolo, che corriamo, è superiore al vostro coraggio, non avete assolutamente torto di rinfacciarmelo; le battaglie si perdono quasi sempre per non aver saputo valutare esattamente le forze dei propri soldati.