Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/23

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gendosi ai due nuovi arrivati: su dunque, voi altri; e tu, Giacomo, tira via e più che al passo. Io stesso starò ad aspettarti facendo la tua fazione.

Un sorriso passò negli occhi dei tre giovani, ma il dwornik, già ubbriacato dai complimenti alla nipote e dal danaro regalatogli, non se ne avvide.

— Farò presto.

— Lo spero bene: non voglio andare per te in prigione, se passerà la guardia.

La grande casa a quattro piani, bucherellata da una infinità di finestre, era più bianca di quella prima neve distesa sulla strada come una grossa sabbia, e sulla quale l’orina dei cavalli e l’orma delle scarpe avevano già lasciato frequenti macchie disgustose. La strada, nè larga nè lunga, pareva soffocare sotto il cielo di un turchino plumbeo, davanti al quale gli occhi si abbassavano involontariamente, e oltre il quale nessuna immaginazione avrebbe potuto cercare i fantasmi vaganti dietro l’azzurro di tutti i cieli meridionali. Il freddo era intenso, benchè l’inverno non fosse ancora incominciato.

Il giovane Conte Ogareff, ravvolto in una ricca pelliccia di volpe turchina, coll’ampio bavero abbassato e un piccolo berretto di astracane sulla testa bionda, ricciuta e brinata dal gelo, era rimasto nel mezzo della porta guardando con calma affettata a dritta e a sinistra. Mostrava poco più di vent’anni: aveva l’aria oltremodo signorile, e