Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/235

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fisonomia scheletrale li avrebbe scoperti. Era la morte sicura, dopo un’agonia lunga quanto una luna di miele. Olga ne delirava di orgoglio, perchè Loris avrebbe dovuto amarla come l’unica donna capace di congiungere la propria passione alla sua idea. Associandosi all’impresa di Loris, ella aveva fatto anticipatamente getto della vita in quell’immenso attentato, del quale sentiva la logica pur ricusandosi alla sua atrocità; quindi ora s’abbandonava con gioia ad una morte innocente, che le farebbe finalmente trovare l’amore.

Era sicura di vincere.

Lasciò Loris sforzarsi invano a dormire, sorvegliandolo con una tenerezza di madre. Era suo, quel divano minato sarebbe il loro letto di nozze.

Tutto il mattino passò così; non si parlavano, ma non uno dei loro moti poteva loro reciprocamente sfuggire. S’intendevano silenziosamente, stringendosi in una lotta, nella quale Olga invocava la morte come un trionfo, e Loris resisteva sempre più debolmente. Nel teatro, sommerso dal medesimo crepuscolo, i loro occhi si abituavano a discernere molti particolari; non sentivano più così vivamente il freddo, la fame stessa diminuiva gli spasimi delle contrazioni allo stomaco. Solo un bruciore di sete, insistente, crescente, toglieva loro d’obliare la catastrofe.

Nè l’uno nè l’altra potevano parlare; quegli che lo facesse prima si sarebbe arreso all’altro.