Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/15

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venne daccapo il conte Turolla; — l’amore vero è contagioso.

— Non vi sono più amori veri; voi stesso, conte, ne siete una prova. Sareste così elegante se credeste alla possibilità di essere amato per voi stesso? L’altro non seppe rispondere subito.

— Toccato! conte! — gli si rivolse la principessa.

Toqué — egli ribattè con un mediocre gioco di parole.

— E di me, senza dubbio — ella rispose tirando il proprio cavaliere fuori del gruppo, e gittando al conte sotto la maschera con voce di scherno:

— Ma, e Cornelia?

— Sarà coi Gracchi.

— A gracidare.

— Ih! ih! oh! Allora Lelio profittò del chiasso provocato da quelle scempiaggini per fare due altri salti e perdersi nella folla.

— Idioti! — mormorò la principessa.

— Sono i vostri cortigiani.

— Infatti mi dicono talvolta che sono bella — replicò appoggiandoglisi al braccio; e tradendo così il desiderio di riprendere con lui l’interrotta conversazione.

— Hanno ragione perchè non vi conoscono. Infatti che cosa siete per loro? La principessa Montalto di origine vecchia, con un gran patrimonio, un gran nome e un magnifico palazzo, nel quale li ricevete quando non siete o a Roma o in villa. Avete dei cavalli, date delle feste, invitando, benchè la vostra sia una famiglia clericale, quasi tutte le persone eleganti di ogni classe e di ogni partito.