Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/185

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sepolcro. Nel mondo nuovo il primo tempio era stato sotto terra, e l’Eliso in cielo.

Quando i poeti ritorneranno a cantare, l’elegia avrà dunque la nostalgia del sepolcro e l’ode quella del paradiso: quindi l’una canterà con voce più bassa, l’altra volerà con ali più forti.

Poi l’idillio, sopravvissuto e destinato a sopravvivere sempre nelle improvvisazioni popolari come prima ed ultima forma dell’egloga, tentò di risorgere artisticamente fra le fole, le ballate, le sirventi, ma la nuova fanciullezza del mondo, non era come l’antica, e la purificazione esercitata dal cristianesimo sulla natura aveva messo la diffidenza nell’uomo. La bellezza era stata dichiarata un pericolo, l’amore un peccato. La coscienza atterrita dal problema religioso non poteva più bearsi nell’eterna giovinezza dei campi: l’arte avendo tutto obliato ricominciava bambinescamente sotto la ferula della religione, la vita ancora sofferente delle proprie crisi non aveva più abbandoni, onde fra la vergine e il cavaliere, i due tipi nuovi, l’idillio non fu possibile. Ma quando nella civiltà progredita rifiorirono le lettere, e la bellezza ridivenuta plastica restaurò il regno delle forme, l’idillio comparve nuovamente coll’imitazione di Virgilio in Italia, più tardi coll’imitazione dell’Italia in Francia per finire da noi in un’Arcadia di accademia, là in una Arcadia di corte colle pastorelle vestite di seta e il verso trapunto come i loro abbigliamenti. La letteratura aveva rinvenuto il modo, non il tempo dell’idillio. Poscia vennero il romanticismo e la musica; il primo invece di abbigliare le pastorelle di seta le ornò di sentimenti anche più fini, ed ebbe per la natura entusiasmi di sacerdote, tenerezze di amante; la seconda, più intima e quindi anche più vera della poesia, accennava già di riu-