Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
finchè sia consumata la prova e vinto il mistero. Oggi come sempre il mondo appartiene a coloro che credono.
— Chi crede più? — chiesero tutti a una voce.
— Coloro che interrogano senza pretendere la risposta, e coloro che rispondono senza essere interrogati: i grandi della scienza che consultano l’universo aspettando ingenuamente le sue rivelazioni, e i piccoli della storia che rispondono, inconsciamente ai suoi appelli. Sono gli eletti di Dio.
— E la chiesa, della quale tu vesti l’abito? — intervenne con fine sorriso Tarlatti.
— Signori, è ora di chiudere — disse l’oste appressandosi a1 loro tavolo dopo aver spento senza che se ne accorgessero, quasi tutti i becchi del gas; questo brusco avviso li richiamò come una strappata dalle aeree regioni, nelle quali avevano spaziato sino allora, alla volgarità dell’ambiente. Il fiasco era ancora intatto.
— Oh! — proruppe Tarlatti — bisogna pagarlo ugualmente, poichè l’oste ha dovuto sopportare quanto abbiamo detto finora.
Si erano rimessi i mantelli e si avviarono per uscire: piovigginava. Scambiarono qualche parola sulle lezioni dell’indomani all’università, erano tutti studenti, poi si strinsero con affetto la mano.
— Dunque, caro abate — disse ancora Tarlatti — la conclusione è: Laus Christo, come l’intestatura dell’ultimo capitolo nell’ultimo volume di Renan sulle Origini del cristianesimo.
— E a Bovio? — interruppe sardonicamente Mattioli prevenendo la risposta.
— Il silenzio intorno alla sua opera, affinchè possa più presto sentire quella, che egli stesso chiama Voce grande di Cristo — rispose l’abate coll’imperturbabile fede dei mistici.