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de svolazzo di sottane tutta contenta di aver potuto compiere quella piccola malignità.
Allora Lelio scioccamente si mise dietro alla principessa rimproverandosi di fare una così magra figura, e pensando a quale degli amici avrebbe chiesto il favore di quella presentazione.
Ma il cotillon tardava. Nell’allegria crescente delle sale passavano dei soffi di follia e di passione; l’aria troppo riscaldata da quell’eccesso d’illuminazione a gas si era riempita di profumi e di una polvere sollevata dallo scalpiccio di tutti quei piedi, che turbinava sulle larghe fiamme dei becchi dorati; tutti i visi si erano animati, i gesti parevano febbrili, le voci salivano sino alle urla più squarrate per ridiscendere ad un murmure sommesso nella stretta dei colloqui ostinati, fra lo stridore vitreo delle malignità e le tentazioni di tutte quelle carezze arrischiate o sopportate. Persino molti vecchi si erano lasciati vincere dall’orgasmo generale, e passavano a braccetto di qualche maschera affettando di satireggiare sè medesimi nell’esagerazione del portamento, ma in fondo trepidanti di una tale ripresa di giovinezza, che li rituffava nell’onda inebriante della vita dopo tanti anni trascorsi in secco sull’ultimo lido. Solo la processione delle mamme e delle zie, ammantellate di nero, seguitava colla stessa lentezza annoiata, riposandosi a grandi distanze da un divano all’altro, o nel passare davanti ad una pendola la consultavano con lunghe occhiate, mentre la ressa fuggente delle mascherine le urtava momentaneamente, e qualcuna affannata, saltellante, nell’iride dei propri colori, stringeva all’improvviso una di esse al collo, le sussurrava fra il nero del cappuccio qualche parola, e scappava furbescamente prima di ricevere la risposta.