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Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/62

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Lelio le si avvicinò, la prese delicatamente fra le braccia come per piantarsela dentro alle carni, e si mosse per fuggire.

— Lelio! — ella lo richiamò dal divano sul quale era caduta: — qui, in ginocchio.

Promettetemi, bel signorino, che in tutti questi mesi non mi tradirete con nessuna contadina.

— E tu con nessun principe.

— Insolente! — ribattè con un lieve rossore alla fronte.

— Addio, amore.

— Addio, principessa.


IV.

Lelio scrisse parecchie volte alla principessa dalla campagna, seguendola un po’ dappertutto nelle sue peregrinazioni da Parigi alle stazioni balneari, poi alle due ville grandiose di Vignola e di Bazzano.

Ella rispondeva a bigliettini muschiati saltellando sui propri ricordi con quella disinvoltura civettuola così accorante per la vanità dell’uomo, che vorrebbe sempre aver lasciata la propria traccia nella donna.

In quella solitudine verde e villana, ove nessuna eco di mondo spirituale gli giungeva mai all’orecchio, Lelio dovette accorgersi anche troppo presto di soffrire realmente per l’assenza di lei. La sua vita domestica tutt’altro che fortunata col vecchio padre diventava anche più uggiosa per la rozzezza dei vicini incapaci di comprendere il valore de’ suoi libri e di gustare le sue maniere signorili. Anzi molti fra essi, (e v’erano pure de’ suoi parenti rimasti semplici proprietari di campagna, alcuni dei quali molto più ricchi di lui), se ne offen-