Pagina:Oriani - Vortice, Bari, Laterza, 1917.djvu/64

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La ragazza si chinò con le mani tremanti sul comò a contare il danaro; ma non erano che duemila e quattrocento lire, perchè egli ne aveva cavato un bono da cento, rosso, per quella piccola avarizia del non voler perdere tutto.

Ella gli saltò impetuosamente al collo mordendogli le guance, rispondendo alle sue parole come in una ubbriachezza improvvisa:

— Sì, sì.

Non poteva star ferma, si mise a girare su e giù per la stanza.

— A che ora sarai libera? — domandò tutto felice di contemplare quella sua gioia profonda: — Mi ami un poco adesso?

Non aveva saputo dir altro, soffocato egli stesso dal bisogno di riprendersela fra le braccia, per sentirsi scricchiolare sul petto il suo sottile corpicino di danzatrice.

Dopo, per tutta quella notte era stato come un abbarbaglio di girandola, un tumulto giocondo e brutale, che lo aveva lasciato al mattino rifinito e assonnato sul guanciale.

— A che ora parti? — ella gli aveva chiesto con la sottana già infilata.

— Col treno di mezzogiorno: torno qui?

— Ho da fare.

Invece egli si era riaddormentato sino alle undici.

Quando si svegliò ebbe l’impressione di qualche cosa di nuovo nella camera e nella ragazza: non trovò più nè il sapone nè il pettine di lei, che soleva adoperare.

— Mio Dio! non hai sentito sulle dieci che è venuto l’uomo a prendere la cesta per stasera? Ho dovuto mandare tutto in teatro, non hanno nulla