Pagina:Oriani - Vortice, Bari, Laterza, 1917.djvu/70

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di favola spediva il cavallo di Carlino, sopra una barchetta di carta, ove non era possibile indovinare? Non di meno in lui cresceva la preoccupazione di quel viaggio, come se il destino di suo figlio vi fosse congiunto, ed egli stesso si trovasse lì nient’altro che per sorvegliare la strana imbarcazione. Poi tra la melma spumeggiante dell’acqua cominciarono a passare mucchi di foglie morte e di pagliuzze, che negli urti contro la sponda aprivano spessi vortici, e vi sprofondavano per riapparire a strisce poco lungi. Anche la barchetta se ne risentiva. Benchè i suoi fianchi non lasciassero ancora schiudersi le ripiegature, era già affondata sino all’orlo e non inoltrava che lentamente. Il cavallo invece, niente preoccupato del pericolo, colla testa immobile, senza nemmeno sentire le larghe redini di panno rosso inchiodate sull’arcione della sella nera, teneva gli orecchi dritti nel vento ad un appello lontano.

La voce disperata di Carlino gridava:

— Il mio cavallo, il mio cavallo!

Ma la barca seguitava ad affondare, le sue ripiegature di poppa e di prua si erano distese sulla corrente. Per un minuto il cavallo apparve miracolosamente ritto su quella specie di piccolo manto cilestre, senza che per tutto il suo corpo un brivido solo tradisse la paura.

— Oh! — egli esclamò lanciandosi al suo soccorso, perchè un grosso manipolo di stecchi stava per investirlo; ma cadde pesantemente sotto l’acqua, rimanendogli negli orecchi l’ultimo strido di Carlino, che singhiozzava sempre:

— Il mio cavallo, il mio cavallo!

Aveva provato, per qualche secondo, l’asfissia dell’annegamento; poi gli pareva di essere trasci-