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nel cavedio quel quadrato in alto: stanotte niente luna, ma c’erano le stelle cadenti: è estate. Ho pensato che cosa vorrà dire stratificazione?

Ma basta con i resoconti, con i bambini. Devo procedere con la provocazione. Allora farò la mia dichiarazione di dubbio:
Dubito di quanto è sacro e di quanto è alla moda, dell’arte democratica, dell’aggressività dei futuristi e di chi si crede libero (i cosiddetti portatori sani, c’è ancora qualcuno che ha il coraggio di definirsi sano!). Non esiste l’Evasione, piuttosto qualche volta li trovi fuori.
Sapere. Non lo so prima e non lo so dopo, forse non lo so più.
So solo che ho un certo spazio lì davanti, non devo andar lontano. Bisogna guardare come se fosse la prima volta, senza sapere. Allora ti accorgi che la m della macchina da scrivere è, centrata e allora si può allungare la mano, come i bambini.
Tutte le volte che entro in un Articoli per Belle Arti a comprare qualcosa mi sento a disagio. Non esiste uno strumento per fare arte, quella è l’anticamera di un tempio, ci si sente obbligati.
Non esiste il modo di guardare o di essere guardati.
Una certa cosa si fa guardare, ma quel suo modo non esisteva prima. Dobbiamo cambiare occhiali.
Se no si vede solo quanto siamo abituati a vedere. Ecco il mistero di quella che malamente si chiama ambiguità dell’arte.
L’immagine è sempre dopo. Qualcosa ha un’immagine ma prima di tutto è.

Tiro il fiato, ma non ho finito.
lo faccio il pittore (o lo scultore o l’architetto, è lo stesso) e finora mi sono barcamenato con la donchisciottesca illusione di far lavorare solo le opere, quelle che devono passare prima dagli occhi. Risultato: subisco "l’arguzia degli altri".
A mare quindi. Il mondo mangia quotidianamente migliaia di tonnellate di carta stampata, digerirà anche i miei dieci grammi. L’importante è non produrre dell’altra zavorra.
Forse questa è l’ultima architettura possibile.

Ho detto che dubito; preciso che dubito soprattutto della Storia e della Forma, di Garibaldi e del Grattacielo Pirelli.
Ma raccatto il senso di minimo, niente di importante, niente Grandi Pensieri, Grandi Emozioni. Solo esserci tutto intero e muoversi al minimo passaggio di corrente: amperometro di massa.
Il progetto, il massimo di progetto possibile, è la disciplina del motore.
La lirica è una disciplina del quotidiano.
Una storiella lirica.
Lo sciacquone del "luogo delle decisioni" del mio studio è scassato, cioè si riempie con molta lentezza, mettiamo una volta al mese. Pazientemente rimango in attesa del momento fatale in cui la macchina meravigliosa scaricherà tutto il suo potenziale per compiere una ben prosaica operazione. Nel frattempo, siccome non sono stitico, mi arrangio con secchi d’acqua.
Ma la vita è pesante. Ci sono mille cose a cui pensare e io mi scordo i suoi lati positivi, per esempio che la macchina è pronta e mi aspetta.
Arriva mio figlio, che non conosce la regola, fa quello che deve fare e tira la catena.
Così va il mondo.
Ecco, ancora gli occhiali per la luna: ho capito.
L’arte è energia pura, vitalità, ignoranza, come quella di Martino, mio figlio: