Pagina:Orlandi - Dell'incendio del Monte di Somma, 1631.djvu/8

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[versione diplomatica] tione, e riſtoro delle Terre dannificate, rallegrando i popoli afflitti con honeſti giuochi, e molte altre coſe degne d’un ſuo pari. E tanto baſti del ſecondo incendio.

La terza volta che eruttò conforme la prima fù nel 471. come riferiſce il Regio, e benche non ſi ſappia il giorno per incuria de’ ſcrittori, nulla dimeno ſi sà bene, come ſcriue il Raimo, che per miracolo del Glorioſo S. Gennaro, ottennero Napolitani la gratia nella quinta Domenica di Quareſima, in tempo, che con ſolenni proccſſioni viſitauano la Chieſa de Santi Protettori, & in particolare quella di S. Gennaro fuor le mura della Città, dal che nacque conſuetudine di viſitare ogn’anno nel ſegnalato giorno con proceſſione la Chieſa del Santo Protettore come anco l’altre de’ Santi Tutelari, dice dunque cosi, che creſcendo l’incendio, el vomito di giorno, in giorno, mandò li ſuoi vapori, e condenſati ſulfurei globi, traſportati da venti nell’Africa, e Coſtantinopoli, con gran terrore de Popoli; e Napoli, (dice egli) come più proſſima, ne ſentè più d’ogn’altro luocho, perchè di più delle ceneri, e fiamme ardentiſſime, che dal Monte vſciuano, erano ſi ſpeſsi i terremoti, e le denſe nebbie, che non ſolo conquaſſauano gli edefici, mà ciaſchun Cittadino, ripieno di ſpauento era talmente fuor di ſe, che d’hor, in hora aſpettaua la morte, con la rouina della propria Patria, è de’ ſuoi; & à queſto propoſito dice l’Eminentiſſimo Baronio con ottima autorità, che l’incendio pareua doueſse bruggiare, non ſolo le proſſime Città del Paeſe poſte all’intorno, mà quaſi tutta l’Europa, ma che per virtù di S. Gennaro fù raffrenato. Quel che ferono all’hora Napolitani eſsendoſi viſto hoggi, nō vo dire due volte: dirò benſi breuemente di queſto gran ſanto, che non ſolo in tutti i martirologi de Latini ſi celebra la feſta del Glorioſo martire (dice l’iſteſso) mà anco i Greci non ſolo à 19. di Settēb. mà anco nel primo di maggio, come ne’ loro menologij, e con ragione in Pozzuolo nel luogo doue queſto Santo noſtro Patritio, e Protettore fù decapitato i fedeli vi edificarono vna picciola Chieſa in ſua memoria, facendoui ſcolpire in bianco marmo la teſta, con la vera effigie, qual rimaſta in abbandono, nell’anno 1538. la Città di Napoli vi edificò la nuoua con ſpeſa di dodeci mila ducati, donandola à Frati Cappucini, la quale con molta deuotione fù frequentata & iui ſi conſerua il ſimolacro di marmo; ne doppo queſta buon opra ſi ſentirono per vn pezzo terremoti, che con rouina notabile de’ luochi cōuicini ſi ſoleuano ſentire; Ma ohimè, che forſe è intepedita la deuotione. E tanto baſti del terzo incendio.

La quarta volta, che vomitò fiamme queſto Monte, fù nell’anno di noſtra ſalute 685. come ſcriue il Platina, conforme haueua fatto l’altre volte per il paſsato, e conforme al ſolito, tutti i luoghi conuicini abbruggiò; del che anco fà mentione il Sigonio. A tempo di Benedetto Nono Pontefice, e dell’Imperatore Corrado vſcirono dall’iſteſso Monte aſsai fiamme di fuoco, e fù appunto nell’anno di noſtra ſalute 1306. pareuano le fiamme vn fiume, che vſciſse dalla cima, & al d’intorno molte fontane di fuoco, che ſi ſeccarono poi, come l’iſteſso Fra Leandro dice, hauer letto nelle


[versione critica] tione, e ristoro delle Terre dannificate, rallegrando i popoli afflitti con honesti giuochi, e molte altre cose degne d’un suo pari. E tanto basti del secondo incendio.

La terza volta che eruttò conforme la prima fù nel 471. come riferisce il Regio, e benche non si sappia il giorno per incuria de’ scrittori, nulla dimeno si sà bene, come scrive il Raimo, che per miracolo del Glorioso S. Gennaro, ottennero Napolitani la gratia nella quinta Domenica di Quaresima, in tempo, che con solenni proccssioni visitavano la Chiesa de Santi Protettori, et in particolare quella di S. Gennaro fuor le mura della Città, dal che nacque consuetudine di visitare ogn’anno nel segnalato giorno con processione la Chieſa del Santo Protettore come anco l’altre de’ Santi Tutelari, dice dunque cosi, che crescendo l’incendio, el vomito di giorno, in giorno, mandò li suoi vapori, e condensati sulfurei globi, trasportati da venti nell’Africa, e Costantinopoli, con gran terrore de Popoli; e Napoli, (dice egli) come più prossima, ne sentè più d’ogn’altro luocho, perchè di più delle ceneri, e fiamme ardentissime, che dal Monte uscivano, erano si spessi i terremoti, e le dense nebbie, che non solo conquassavano gli edefici, mà ciaschun Cittadino, ripieno di spavento era talmente fuor di se, che d’hor, in hora aspettava la morte, con la rovina della propria Patria, è de’ suoi; et à questo proposito dice l’Eminentissimo Baronio con ottima autorità, che l’incendio pareva dovesse bruggiare, non solo le prossime Città del Paese poste all’intorno, mà quasi tutta l’Europa, ma che per virtù di S. Gennaro fù raffrenato. Quel che ferono all’hora Napolitani essendosi visto hoggi, non vo dire due volte: dirò bensi brevemente di questo gran santo, che non solo in tutti i martirologi de Latini si celebra la festa del Glorioso martire (dice l’istesso) mà anco i Greci non solo à 19. di Settemb. mà anco nel primo di maggio, come ne’ loro menologij, e con ragione in Pozzuolo nel luogo dove questo Santo nostro Patritio, e Protettore fù decapitato i fedeli vi edificarono una picciola Chiesa in sua memoria, facendovi scolpire in bianco marmo la testa, con la vera effigie, qual rimasta in abbandono, nell’anno 1538. la Città di Napoli vi edificò la nuova con spesa di dodeci mila ducati, donandola à Frati Cappucini, la quale con molta devotione fù frequentata et ivi si conserva il simolacro di marmo; ne doppo questa buon opra ſi sentirono per un pezzo terremoti, che con rovina notabile de’ luochi convicini si solevano sentire; Ma ohimè, che forse è intepedita la devotione. E tanto basti del terzo incendio.

La quarta volta, che vomitò fiamme questo Monte, fù nell’anno di nostra salute 685. come scrive il Platina, conforme haveva fatto l’altre volte per il passato, e conforme al solito, tutti i luoghi convicini abbruggiò; del che anco fà mentione il Sigonio. A tempo di Benedetto Nono Pontefice, e dell’Imperatore Corrado uscirono dall’istesso Monte assai fiamme di fuoco, e fù appunto nell’anno di nostra salute 1306. parevano le fiamme un fiume, che uscisse dalla cima, et al d’intorno molte fontane di fuoco, che si seccarono poi, come l’istesso Fra Leandro dice, haver letto nelle


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