Pagina:Ortiz - Letteratura romena, 1941.djvu/59

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silvania» e dell’attività veramente miracolosa di Gheorghe Lăzar, fondatore della prima scuola romena nazionale (il celebre «Collegio di San Sava»), in cui per la prima volta il romeno fu adottato come lingua d’insegnamento invece del greco, Gheorghe Asachi ed Heliade-Rădulescu, ai quali il popolo romeno non si è contentato d’innalzar monumenti sui pubblici «boulevards» della capitale, ma ha edificato addirittura un tempio nel suo cuore; le migliori energie si ridestarono e la catastrofe potè esser scongiurata.

Codesto influsso francese, il cui vero rappresentante direi essere l’Alexandrescu, fu negli altri temperato da una nuova tendenza di carattere eminentemente nazionale, che comincia ad apparire dopo il 1840 e si propone di reagire contro le esagerazioni delle scuole «latinista» e «italianista». Attingendo la sua ispirazione alle tradizioni popolari e nazionali, essa riuscì a fondere il movimento valacco con quello moldavo. Il rappresentante principale di questa nuova corrente fu Mihail Kogălniceanu (1817-1891), uomo dottissimo che aveva fatti i suoi studii in Francia e in Germania al tempo della «Junke Deutschland», alle cui tendenze aderì; ed uomo politico della massima importanza (un po’ il Cavour della Romania) che preparò l’unione dei due principati di Moldavia e di Valacchia sotto lo scettro di Ioan Cuza I (eletto contemporaneamente in Moldavia e in Valacchia), e legò il suo nome a tre riforme politiche e sociali d’importanza capitale: l’abolizione della servitù degli zingari, la divisione delle terre ai contadini e la cosidetta secolarizzazione delle proprietà dei monasteri, quasi tutte in mano di monaci greci e che perciò finivano coll’essere sottratte al patrimonio nazionale. Nella sua rivista «Dacia Literară» (1840) il Kogălniceanu (alle cui idee aderirono Dimitrie Bolintineanu, Niculae Bălcescu, Costantin Neguzzi, e, più tardi, Alecu Russo) propugnò l’unificazione della nazione romena per mezzo della cultura e della nazionalizzazione della letteratura. Incominciarono quindi a pubblicarsi le antiche cronache e i canti popolari, sull’importanza dei quali avevano attirata l’attenzione lo Humboldt e lo Herder, e la lingua romena si arricchì di una gran quantità di vocaboli e di espressioni vivaci colte sulle labbra del popolo.

Diamo qualche esempio della prosa del Kogălniceanu: