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Dalla «Storia dei Romeni sotto Michele il Bravo» di N. Balcescu.

Apro il sacro volume, dove si trova scritta la storia della Romania per mettere sotto gli occhi de’ suoi figli alcune tra le pagine della vita eroica de’ loro padri. Mostrerò le lotte gigantesche per la libertà e l’unità nazionale, con cui i Romeni, sotto la guida del più rinomato e grande de’ loro Voivodi, chiusero il secolo XVI.

Il mio racconto comprenderà solo otto anni — 1653-1601 — ma gli anni della storia romena più ricchi di gesta eroiche, in esempi meravigliosi di sacrificio per la Patria.

Tempi di glorioso ricordo! tempi di fede e di sacrificio! quando i nostri padri, sublimi credenti, s’inginocchiavan sui campi di battaglia, chiedendo al Dio degli eserciti gli allori della vittoria o la corona del martirio, e, così rinfrancati, si slanciavan uno contro dieci nel folto dei nemici, e Dio concedeva loro la vittoria, perchè è sua volontà che i popoli sian liberi, sì che chiunque lotta per la libertà, lotta anche per Dio.

Eredi dei diritti, per difendere i quali i nostri padri lottarono nei secoli passati, auguriamo che il ricordo di quelle epoche eroiche infonda in noi il senso del dovere che c’incombe di accrescere per l’avvenire questa preziosa eredità.


Dalla «Cântarea României» di Al. Russo.


I.


Il Signore, il Signore Iddio de’ nostri padri si è forse mosso a pietà delle tue lagrime, o Patria mia? Non sei abbastanza umiliata, abbastanza tormentata, abbastanza straziata? Vedova de’ tuoi eroi, tu piangi colle chiome dilaniate e sparse sui loro avelli come la sposa che si lamenta sul muto sepolcro del marito.

    versale è vittoria certa, senza i sacrifici della vittoria?... Sorgete, sorgete! Non corre sangue d’Italia nelle vostre vene?... Sorgete come le tempeste dei vostri cieli, tremendi e rapidi! Sorgete come le fiamme de’ vostri vulcani, irresistibili, ardenti! Fate armi delle vostre ronche, delle vostre croci, d’ogni cosa che ha ferro!... e Dio benedica voi, le vostre spade, i vostri affetti e la vostra vita terrena e l’anime vostre...». La «Cântarea României» è attribuita dagli uni al Bălcescu, dagli altri al Russo. Secondo gli ultimi studii, pare che il Russo ne abbia steso una prima redazione e il Bălcescu poi la abbia corretta e ampliata. Ora sappiamo che il Bălcescu era un mazziniano fervente, che, proprio per aver preso parte alla rivoluzione del 1848, fu esiliato e morì a Palermo, dove oggi una lapide lo ricorda. Non è assai probabile che, insieme colle «Paroles d’un croyant» del Lamennais che certo influirono anche sull’operetta del Mazzini, ma in fin dei conti sono un inno cristiano, anche lo scritto del Mazzini avesse influito sull’uno o sull’altro de’ suoi autori? Giacché anche il Russo, oltre che amico e collaboratore del Bălcescu, nutriva gli stessi sentimenti e delle pagine del Mazzini Ai giovani d’Italia potè ben aver notizia. Sull’influsso del Lamennais in Italia cfr. lo studio recentissimo di E. Grossi: La biblioteca di Guido Zansi. (Milano, «La Plèiade», 1935).