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Locale fino al regionalismo e legata alle aspirazioni di un’epoca che egli ha non solo rappresentata nella forma più perfetta, ma ha persino determinata; la poesia di Octavian Goga, partita da Bucarest con forze soprattutto moldave e transilvane, è riuscita a dar forma artistica alle teorie del «Semănătorul» colla sua ispirazione, «sanamente rurale», col suo odio per la città e talvolta persino per il progresso, il suo nazionalismo che s’è specializzato fino a divenire esclusivamente «transilvano» (Lovinescu). Octavian Goga è — in una parola — il cantore dei Romeni di Transilvania. La sua poesia «La noi...» (Da noi...), e la «Canzone dell’Olt» sono state per gli oppressori delle vere battaglie perdute e s’illuminano della medesima luce che rende immortali i campi di Mărești e di Mărășești.

DA NOI...

Da noi son boschi verdi d’abeti
e campi di seta;
da noi son tante farfalle
e tanto dolore in casa.
Usignuoli d’altri paesi
vengono ad ascoltar la nostra doina:
da noi son canti e fiori
e lagrime molte, molte...

Sulla volta del cielo è più acceso
da noi il vecchio sole,
da quando sulle nostre pianure
sorge ma non per noi...
Da noi il dolore parlano
le fitte ombre dei boschi,
e onde di dolore trasporta il Mureș
e tutti e tre i Criș.

Da noi le spose piangendo
bagnano il pennecchio della rocca,
e, abbracciandosi, piangono il loro destino
e il babbo e il figlio.
Sotto il nostro cielo addolorato
la hora è più lenta,
poi che le nostre canzoni piangono
negli occhi di tutti.

E le farfalle son più timide
quando volan nell’aere azzurro,
persin la rugiada sulle rose
è pianto degli occhi nostri.