Pagina:Ortiz - Letteratura romena, 1941.djvu/157

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ordini riceverà dal Cielo, per quali strade il Signore farà in modo che si avverino le parole del romito Silvestro; Savu non si domanda nè vuol sapere... Dio non è a casa sua da per tutto? Una sola preoccupazione è venuta negli ultimi giorni a farglisi strada nel cervello: preparare a tempo il millesimo paio di babbucce, quello del perdono! Gli altri che mancano li farà dopo, quando sarà a Stambul, ma l’ultimo paio dev’essere pronto prima...

E Savu taglia un paio non di babbucce, ma di stivali principeschi come si vedono nei ritratti dei «pravoslavnici» (1) fondatori di chiese e monasteri — voivodi e boieri — dipinti a fresco sopra la porta principale: un paio di stivali di marocchino rosso, dalla tromba rimboccata, ornati a sbalzo di bianco e di nero. Chi sarà a portarli, lo sa Iddio!... Il calzolaio li lavorò come per commissione di qualcuno, che potrebbe ben essere il Sultano in persona o il Patriarca greco di Gerusalemme... Quando i gambali furon pronti, pieni di rotelline colorate e di occhi di pavone; — Savu raccolse intorno a sè la sua piccola famiglia adottiva ad una cena d’addio.

Nella casetta campagnuola, dove il calzolaio aveva allevati gli orfani e dove ora viveva Safta e suo marito, Savu ha preparato, come in altri tempi, da mangiare per tutti. Safta, massaia giovinetta, avrebbe voluto risparmiargli quell’ultima fatica a cucinare in vece sua. Ma lui s’era opposto, e, quando tutti furono a tavola, ed ebbe fatto il segno della croce, spiegò loro:

— Mi son messo di nuovo il grembiule e vi ho preparato da mangiare, come quando eravate piccini, perchè non vi dimentichiate di me, quando non sarò più tra voi... Mi mandò Dio da voi quando eravate piccoli, ed io v’ho insegnato a lavorare, ad esser buoni, ad amarvi l’un l’altro ed a vivere col timor di Dio... Ed ora le medesime cose vi ripeto ancora una volta... Il Signore mi ordina di prepararmi a un lungo viaggio... Lui solo sa quando ci rivedremo. Ma il vostro cuore non sia in pena...

Safta l’interruppe:

— Zio, dicci dove te ne vai, chè possiamo sapere verso qual parte dovremo volgerci quando verseremo il vino a terra (2) in tuo onore...

— Dovunque sarò, e io e voi stiamo in eterno nelle mani di Dio... Vi ho detto, figliuoli miei, che quegli che ama Dio e crede in lui con tutta l’anima, è senza paura e senza pericoli, come se fosse sulla palma della mano del Signore. È vero, parto per un lungo viaggio... ricordatevi di ciò che dice la Santa Scrittura: «Se anche prendessi a prestito le ali della mattina e fissassi la mia dimora sulla più lontana riva del mare, anche colà la Tua mano mi porterà e la Tua destra mi raggiungerà...». Da uomini deboli quali siamo, questa partenza ci empie l’anima di tristezza... Ma ogni partenza ed ogni separazione terrena ha nei cieli l’ultima tappa e la gioia di rivedersi per sempre. Se vorrà Dio chiamarmi a sè, non vi rattristate, ma rallegratevi... Poi che tutti con tutti ivi ci incontreremo, nel luogo che il Signore ci avrà preparato. Il mio cammino è verso Costantinopoli. Ma ognuno di noi avrà notizie dell’altro... Tu, Costantino, che sai adoperar bene la penna, mi scriverai a Costantinopoli di te e de’ tuoi fratelli... Voi, Vlad e Saftica, occupatevi della casa, lavorate di lena e abbiate cura di Miala... Voi, Matei e Fiorea, cercate d’imparar bene il mestiere sì da poter

  1. Perfetti credenti.
  2. I contadini romeni, prima di bere alla salute di qualcuno, versano a terra qualche goccia, come facevano gli antichi Romani.