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Pagina:Ortiz - Letteratura romena, 1941.djvu/205

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Olghetta? E se non ti riesce? Eh, che ti pare? Non è vero che se non ti riesce ne hai fatto un infelice? Proprio così: ne hai fatto un infelice! Sei vecchio e non hai ancora messo il dente del giudizio!

Il Maestro. — Hai ragione. (Scoppiando a ridere). Ma guarda che cosa strana! Una cosa così buffa non l’ho mai vista in via mia.

Popa Ilie. — Che specie di cosa buffa?

Il Maestro. — Guarda lì.

Popa Ilie. — Quella non è una cosa buffa; è un fiore.

Il Maestro. — Sì? E tu non vedi che fiore?

Popa Ilie. — È un geranio.

Il Maestro — Proprio. E di’ un poco: quanti anni compie oggi Olghetta?

Popa Ilie. — Diciotto...

Il Maestro. — E quanti ne compiva la mia Sofietta, quando tu le regalasti quel geranio ch’è ora sul davanzale?

Popa Ilie (meravigliato dal ripetersi del fatto). — Diciott’anni.

Il Maestro. — E allora? (Furioso). Non la sposerà lui lo sciocco!

Popa Ilie. — Quale sciocco?

Il Maestro. — Quello stupido del cantiniere! Non la sposerà lui! Questo è un gran segno, un segno grande! A Sofia fosti tu a darle il fiore e fui io a sposarla. Lo vedi ora? Dov’è il popa? Chi è il popa?

Popa Ilie. — Quale popa?

Il Maestro. — Dio, quanto sei sciocco! Fai proprio rabbia. Si vede che cominci a rammollirti. Dov’è il popa? Io ero maestro e tu popa. Il popa, cioè tu, le desti il fiore ed il maestro, cioè io, sposai la ragazza. Oar il cantiniere ha dato a tua figlia il fiore e deve venir fuori un prete che la sposerà. Perciò che ti domando: Dov’è il prete?

Popa Ilie. — Sarà il contabile della «Federale».

Il Maestro. — No... no... deve venire un altro... Dalle viscere della terra, dal fondo del mare, ma un altro.

Atto I - Scena I.


Il Maestro. — Questo è un avvertimento. Questo popa è una carta da giuoco. È un simbolo, come dice Georgica.

Popa Ilie. — E come e in che modo si spiegherebbe questo simbolo?

Il Maestro. — Che le donne vengono a me, i popi a me e i tuoi fanti si leccano le labbra.

Popa Ilie. — Lo dicevo io che sarebbe stato un miracolo che passasse un solo giorno senza che tornassi a ripetermi da capo la solita canzone! E cantala pure se ti fa piacere, organetto sfiatato!

Il Maestro. — E che? Vorresti dire che non è vero? In questo mazzo di carte c’erano o non c’erano quattro donne? C’erano! Volevi o non volevi che venissero a te? Volevi! Ed ecco che le donne son venute a me.

Popa Ilie. — E che vorresti dire con ciò?

Il Maestro. — Che le donne vengono a me!

Popa Ilie. — Hai rubato anche queste, come mi rubasti Sofia?

Il Maestro. — Proprio così.

Popa Ilie. — Allora restituisci il denaro (fa l’atto di prendere il denaro di sulla tavola).

Il Maestro. — Fermo, popa! Non mi costringere a chiamar Sofia, e fartelo dire da lei.