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Il matrimonio del magistrato colla «Madonnina» è raccontato coi più minuti particolari, dal primo momento in cui la «Madonnina» fece la sua apparizione nella città.

Manaila mentisce con convinzione.

Ottavio lo crede.

Sandu fa il viso lungo e si meraviglia in sè stesso con una specie di terrore nello sguardo: «Ma guarda che specie di tesori nelle mani d’uno stupido come Manaila!».

La scena del ritorno dall’ultimo ballo è potentissima. Il capitano State l’aveva raccontata con semplicità. Manaila l’amplifica, l’approfondisce, la spiega e la sente bollire in sè, come una verità che non può rimaner più nascosta. Ora lui è la «Madonnina» che se ne sta rigida, alta e sottile, colle rose strette al petto, davanti a Stefaniu, che vede proprio nell’atto di romper lo specchio della sala e che dice: «Hai danzato col maggiore degli usseri e ti ha stretta la vita!».

Manaila, quando recita la parte della «Madonnina», non litiga con nessuno davanti ai servi, chiude gli occhi, volta la testa verso Sandu e dice: «Grazie, buona notte!...». Manaila, quando recita la parte della «Madonnina», fa i passi corti e immateriali davanti agli ascoltatori: è la «Madonnina» che entra, cogli occhi a terra, nella stanza da letto. S’aggira nervoso attorno alla seggiola, s’arruffa i capelli, si scioglie la cravatta, s’oscura in viso fino a non sembrar più lui. Ora è il magistrato Stefaniu, che grida dietro alla «Madonnina»: «Non andar via! Se te ne vai, ti piglio a schiaffi!». E dà due schiaffi all’aria.

Momento impressionante: Manaila mette la mano in tasca, ne tira fuori il portasigarette d’argento, se lo punta alla tempia destra, e — disperato — fa colle labbra: «Bum!».

Così la «Madonnina» s’era uccisa.

(Trad. di Ramiro Ortiz).


Tra i poeti, Ion Minulescu è senza dubbio il rappresentante più autorevole del «modernismo» romeno. I suoi volumi: «Romanze per più tardi», «Conversazioni con me stesso», «Confessioni», «Da leggersi di notte», «Non son quello che sembro» son tra i più significativi della poesia romena contemporanea, il cui maestro può oggi considerarsi Tudor Arghezi («Parole misurate», «Fiori di muffa», «Trascritte nel sillabario») che, per la sua tecnica perfetta, più ancora che per l’ispirazione (rimasta qua e là ancora tradizionale), può ritenersi come il più grande poeta romeno contemporaneo, Elena Faragò, N. Davidescu, Mihail Săulescu, morto combattendo per la patria, Adrian Maniu, G. Bacovia, Camil Balthasar, Al. Philippide, Demostene Botez, Ilarie Voronca, Lucian Blaga e soprattutto Ion Barbu che sono tra i più importanti rappresentanti della poesia romena d’avanguardia con molti altri di cui i limiti di questa nostra rapida rassegna non ci permettono di occuparci.