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che ci sembran meglio caratterizzarne l’arte umana e intima allo stesso tempo:

Da «Passava un uomo per via» di Elena Faragò.

Passava un uomo per via iersera,
passava cantando per via sottovoce,
chi lo sa? Forse cantava perchè più corta
la strada gli sembrasse, o forse perchè
ieri la sera era così bella,
forse cantava perchè non gli dolesse
d’esser lui solo per la strada.

Passava, ed io ero sull’uscio
ed egli ha seguitato la sua strada.
Ma che mi ha preso all’improvviso
da sospirare, non saprei dirlo.
E non potevo muovermi dall’uscio
e come un desiderio di vita, tutta
m’ha presa guardando dietro lui.

Così accade a ciascun di noi,
che stiamo all’uscio e non sappiamo
del viandante, se di qualcosa
gli duole e ci sorprendiamo
a sospirare, certo perchè ciascuno
troppo lontan si sente da una strada
su cui vorrebbe camminare.

(Dal volume «Versuri». Budapest, 1906. Traduzione di Ramiro Ortiz).


ERA UNA FONTANA...

di Elena Faragò

Era una fontana su d’una strada maestra
— come tutte le strade del mondo —
aspra, lunga e arida strada,
una fontana con un grave contrappeso
poi che l’acqua aveva deposto su di esso
uno strato di loto assai spesso...

...Era una fontana con un grave contrappeso
— come tutte le fontane della vita —
era una fontana con un grave contrappeso
ed acqua salmastra, calda e cattiva,
ma la forcella colle braccia aperte stava alla posta
e attirava di lontano i viandanti...

S’affrettavan gli assetati per arrivare a bere
— come tutti gli assetati della vita —
tiravan con forza il contrappeso grave,