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Capitolo V.


TITU MAIORESCU E LA «JUNIMEA».

M. EMINESCU, A. VLĂHUTZA, GB. COȘBUC.


Con Titu Maiorescu (1840-1917) e la società da lui fondata «Junimea» (La giovinezza), l’influsso francese subisce una momentanea interruzione. Nato a Craiova in Oltenia (parte della Valacchia), ma di famiglia transilvana, egli fece gli studi superiori a Vienna, dove si laureò in filosofìa, e fu, oltre che professore universitario non solo apprezzato e stimato, ma ammirato fin quasi all’idolatria; critico illustre, uomo politico importantissimo (fu parecchie volte presidente del Consiglio dei Ministri), conferenziere brillante, in una parola, uno dei capi spirituali più importanti dalla Romania moderna ed iniziatore di un movimento di riforma non solo critica e letteraria, ma anche politica e, direi, umana, in quanto si propose di sostituire all’irrequietezza romantica un nuovo ideale di vita, consistente in una fusione armonica di tutte le facoltà e attività dello spirito in un’unità di aristocratico, benché un po’ freddo, manierato ed accademico equilibrio. Primo introduttore in Romania della filosofia tedesca soprattutto kantiana e schoponhaueriana, fu il primo ad affermare la necessità per la cultura romena di liberarsi ad ogni preoccupazione politica nazionale, seguendo il metodo scientifico della ricerca e dello studio delle fonti. All’influsso francese dilagante tentò sostituire quello del pensiero e della cultura tedesca; si oppose con successo alla faciloneria degli scrittori del tempo e mosse guerra senza quartiere alle esagerazioni sì dei «latinisti» che degli «italianisti». Logico, freddo, preciso, goethianamente olimpico (1), nutrito di buona cultura classica e tedesca letteraria

  1. Mantengo questo giudizio perchè tale volle essere e tale seppe sempre apparire, benché il primo volume del suo giornale intimo recentemente pubblicato dal Rădulescu-Pogoneanu ce lo riveli nel suo intimo ben diverso e in un certo momento della sua vita meditante persino il suicidio!