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Dalla lettura di queste poche righe di cronica contemporanea, il lettore apprenderà, ne son certo, assai più che da tutte le mie elucubrazioni, e, allo stesso modo come in uno studio di batteriologia o di biologia una microfotografia ben riuscita sostituisce bene spesso pagine e pagine d’inutile descrizione, così nelle ricerche storico-letterarie sarebbe bene che si facessero talvolta parlare un po’ più i documenti, specie quando, come nel caso nostro, rappresentano una vera e propria finestra aperta sul passato. Si figuri dunque il lettore di trovarsi davanti a uno di quegli specchi affatati, guardando nei quali si vedon presenti località e persone lontani nello spazio e nel tempo; voli col pensiero alla Venezia ricca e gaudente del secolo XVI, si ricordi se gli riesce di quanto abbiamo finora avuto occasion di toccare dei rapporti fra l’altera republica di S. Marco ed i principati rumeni; e poi legga. Nello specchio magico della sua fantasia, vedrà allora l’antica vita veneziana del Rinascimento riflettersi in tutto il fasto delle sue cerimonie, in tutta la gloria della sua potenza colonizzatrice e marittima, in tutti i suoi molteplici rapporti coi più diversi e più lontani paesi, e gli avvenimenti sfilargli davanti agli occhi attoniti presso a poco così:

A di 3 [febbraio 1506] La matina veneno in colegio do oratori dil vayvoda di Moldavia, sotto et vicino al re di Hongaria, ch’è gran signor in quelli paesi, et è morto il padre, vechio nominato Stephano, successe il figliuol Bogdan, el qual à tolto per moglie la sorela dil re di Hungaria, et ha mandato questi oratori, et uno altro, qual morì in camino, nominato domino Bernardo, per comprar zoje e panni d’oro e di seda. I quali, mandati a levar di la caxa dove alogiavano, a San Lio, da uno Gregorio, per li cai di 40 et savij ai ordeni, venuti in colegio, sentati apresso el principe, presentono do lettere di credenza, una dil suo signor, l’altra dii re di Hongaria, in sua recomandatione; et presentono poi do mazi di pelle di zebelini, et do mazi di armelini, et do lovi zivrieri al doxe. Et il titolo di la lettera di credenza è questo: Bogdanus Dei gratia, haeres perpetuus dominusque ac vayvoda regni moldavensis, datae in arce nostra Zuchauiensi, 8 octubrio 1505. Et nomina oratorum sunt: Hieremias, thesaurarius; Bernardus, castellanus, qui obiit, et Georgius, thavernicus. El principe li charezò, offerendosi in ogni lloro bisogno; et cussi staranno in questa terra alcuni giorni, per far ditti servicij.

A di 19 fevrer [1506] fo il zuoba di la caza. Fo fato im piaza uno castelo, videlicet quello era a San Stephano, et assa’ soleri. Fo grandissima gente, et una bellissima festa con una mumaria di 12 cari, portadi a torno; et fata una fabula bellissima: et poi fuogi, che vene zoso dii campaniel a la torre di le horre, demum di la torre preditta a quel castello, in forma di uno serpente, e brusò con fuoghi artificiadi il castelo, senza perhò inlesion. Vi fu col principe l’orator di Franza et li do de Moldavia, et il cuxin dil marchexe di Mantoa. Poi da sera il principe in