Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/178

Da Wikisource.
168


Zamoyscki soleva ripetere con compiacenza averlo Padova fatto uomo; un secolo dopo (1563— 1661), un rumeno educato in Polonia, Miron Costin, inneggerà ancora a Padova come all’Atene d’Italia. La fama infatti della celebre Università aveva già da molti anni varcato i monti, e Francesi, Tedeschi, Fiamminghi, Polacchi, Greci, Ungheresi, e persino Inglesi, vi accorrevano a frotte, attratti non meno che della fama di lettori quali p. es. il Cremonini, il Piccolomini, il Pomponazzi, e, più tardi, il Galilei e il Vallisnieri; dalla vita gaia, libera e spensierata che gli studenti d’ogni nazione vi menavano. Ad essa infatti sembra alludere Miron Costin, quando, dopo aver paragonato l’Italia al paradiso terrestre, per ciò che riguarda le bellezze naturali, delle quali si adorna; passa a trattar dei costumi e della vita cavalleresca degli abitanti, rilevando la „sottigliezza” de’ gentiluomini italiani „iscusiți preste tóte némurile”1, miti e ospitali cogli stranieri, in una parola cavalieri perfetti, grazie ai quali l’Italia poteva dirsi „la sede e il nido d’ogni dottrina e d’ogni arte”2. Ciò posto, e dato il duplice scopo che queste nostre ricerche si propongono: di far meglio conoscere agl’Italiani l’influsso, che, nei secoli che seguirono alla Rinascita, la cultura italiana esercitò in Rumania, ed ai Rumeni la civiltà del popolo i cui destini non furono nel passato, nè potranno essere in avvenire, estranei allo svolgimento della cultura e della vita nazionale; non sarà inutile dar qualche notizia del fiorentissimo Studio, della cui importanza nella storia delle cultura universale, gli stessi italiani sembran talora non rendersi conto abbastanza.

Senza dunque proporci di tracciare neppure a larghi tratti la storia3, nè breve nè facile ad esporre, della glo-

  1. Miron Costin, Cartea pentru descălecalul de ’nteiu a Țărei Moldovei și neamului moldovenescu, in Cronicile României și Lelopisețele Moldoviei și Valahiei, a cura di Mihail Kogălniceanu, Bucuresci, 1872, I, 9 sgg.
  2. Ibid.
  3. La riassume egregiamente Giuseppe Manacorda nella sua interessantissima Rassegna degli studi sull’antico insegnamento italiano in Giorn. st. d. lelt. it. XLIX (1907) 114— 115 in poche e dense righe, che mette conto riprodurre: „[Nello studio del Brugi (Gli scolari dello studio di Padova nel’500, Padova Drucker, 1905)], palpita tutta vita universitaria della Padova cinquecentesca, quale la vide il Montaigne colle sue strade tortuose — ottima scena per risse e fughe di scolari; — povera, ma orgogliosa tanto del suo ateneo, daprovvedere ai lettori con una tassa