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questioni sulle quali non è facile il pronunziarsi; sappiamo da una lunga lettera di Ienăchiță pubblicata dall’Odobescu, come nel maggio 1773, trovandosi a Brașov ed essendo presentato a Giuseppe II, egli facesse „dragomanlik boierilor in limba talienească”1, il che val quanto dire che funzionò da interprete fra i boieri rumeni e l’imperatore, parlando in italiano2. Dell’ita-
- ↑ [„Da interprete ai dignitarii in lingua italiana”].
- ↑ L’italiano infatti era a quei tempi ben noto alla corte di Vienna, e Giuseppe II lo conosceva a perfezione. Cfr. M. Landau, Die italienische Litteratur am Oesterreichischen Hofe, Wien, 1879, dove a p. 25 si dice che l’italiano era parlato con facilità e spesso preferito nelle conversazioni di Corte, nicht bloss mit Ilalienern, sondern auch unter einander. Cfr. anche il buon discorso di A. Mus-
Nelle Poesie populare române di G. Dem. Teodorescu, Bucuresci, 1885, pagine 347-8, riscontriamo altre due varianti:
Amărîtă turturea, |
Amărîtă turturică |
Cfr. inoltre la Ornitologia poporană română, de G. Fl. Marianu, Cernăuți, 1813, pp. 200-213, donde si rileva che questo tema si trova diffuso non solo fra i rumeni di Moldavia e di Muntenia, ma anche fra quelli di Transilvania e di Bucovina. Cfr. a questo proposito il noto articolo di B. P. Hășdeu, in Cuvinte din bătrâni, Bucuresci, 1879, II, pp. 442, 501 e 728. Di ispirazione prettamente popolare ritiene questa poesiola del Văcărescu Ovid Densușianu nel suo corso di Literatura română pubblicato in riassunto nella Revista universitară pentru cursuri și conferințe, anul I (1900), nn. 6 e 7 (25 marzo), pp. 177-181, dove ritiene „că el a fost influențat de gustul rău al lăutarilor de a altera și amplifica poesiile populare” (p. 179) [„che egli abbia subito l’influenza del cattivo gusto de’ „leutari” che solevan alterare e ampliare (cantando) le poesie del popolo”]. Una variante in molti punti diversa dal tipo comune è pubblicata in Graiul nostru ( Texte din toate părțile locuite de români publicate de L.-A. Candrea, Ov. Densusianu, Th. D. Sperantia), București, 1906-07, vol. I, 6 (n. VII). Su questa poesia, la cui diffusione fuori d’Italia rappresenta un vero mistero, cfr. D’Ancona, La poesia popolare italiana, Livorno, Giusti, 1906, pp. 225 sgg.; Haupt, Franzosische Volkslieder, Leipzig, Hirzel, 1877, p. 12; G. Paris, Chansons du XV-e siècle, Pàris, 1875, p. 145; Cian, in Giornale, st. d. lett. it., IV, 45. Cfr. inoltre nel medesimo Giornale, i voll. IV, 23 n., 431, e XV, 473, per ciò che riguarda altri raffronti colla poesia d’arte e popolare italiana spagnuola, e persino danese.