Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/265

Da Wikisource.

255


marsine e i decolletés di una festa da ballo, e ci si ripresentano dopo qualche tempo, vergognosi di sè e dei loro abiti cenciosi, per chiederci un soccorso, dopo averci narrato una lunga storia di sofferenze e di guai. Basterà mostrare che miserevole cosa sian diventati nella traduzione alcuni versi del Metastasio, perchè ognun vegga come il paragone sia tutt’altro che esagerato:

     Vitellia.

                    Io tutto questo
Già mille volte udii; la mia vendetta
Mai non veggio però. S’aspetta forse
Che Tito a Berenice in faccia mia
Offra, d’amore insano,
L’usurpato mio soglio e la sua mano?
Parla, di’, che s’attende?

          

Non sono i più bei versi del Metastasio! D’accordo. Ma son ben vestiti, che è sempre qualcosa. Ora... volete sapere come li traduce il Beldiman? Nè più nè meno di così: „Queste cose le ho ascoltate mille volte e con tutto ciò Tito, essendo costretto dall’accecamento dell’amore, s’ammoglierà con Berenice e (le) darà l’impero che ha rapito al padre mio. Dimmi perchè tanti ritardi?” E sfido chiunque a dimostrarmi che sono stato io a tradur male il rumeno!

La colpa, del resto, non sarà poi tutta del Beldiman1; chè



  1. Il quale del resto, anche come scrittore rumeno, è giudicato abbastanza severamente dal Ionnescu-Gion, che scrisse di lui ne’ suoi Portrete istorice: „Vornicul Alecu Beldiman nu a fost nicĭ un geniu nicĭ un mare talent, nicĭ chiar unul din acei scriitori cari, pènă și cu uă limbă „necanonisită și lipsită de meșteșugul gramaticesc” adică șubredă în formele-i gramaticale și săracă în capitalu-i de espresiuni și de locuțiuni, agiunge totuși a ’ți da din când în când pitorescul în descripțiune, profunditatea în observare, energia verbului în acțiune”, (p. 10) [ „ Il Vornic Alecu Beldiman non è stato nè un genio’nè uomo di gran talento; non è stato neppure uno di quegli scrittori, che, anche scrivendo in una lingua „non disciplinata da regole e priva d’ogni lenocinio grammaticale e stilistico”, che è quanto dire instabile nelle sue forme grammaticali e povera sì di vocaboli che di espressioni; riescono, ciò non ostante, di tanto in tanto a raggiungere il pittoresco nelle descrizioni, la profondità nelle osservazioni, l’energia nel verbo (?) in azione“], op. cit., p. 10. Che diancine voglia dire „l’energia del verbo in azione” credo che il Ionnescu-Gion in persona si troverebbe assai imbarazzato se avesse a spiegarcelo. Codesto stile fra biblico e occultistico si ritrova in molti degli scrittori del secolo passato (fra i rumeni Heliade-Rădulescu è uno di quelli che se ne serve più spesso), specie patriottici e politici, e deve entrarci qualcosa il gergo delle diverse sette e la tendenza hegeliana a veder nella religione dei simboli di verità naturali e filosofiche camuffate sotto un manto soprannaturale.