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in Rumania a comprar grano, pelli, carni salate, legna, caviale, (...schiavi anche, purtroppo!) e a vender broccati, pepe di Brussa, gottoni, „cappelli pilosi”, taffetà, spade „alla facione valachesca” fabbricate a Genova 1, e tutta la minuteria profumata e fastosa dei ninnoli e degli amuleti comperati in Oriente e smerciati poi, prima che in Italia, sui mercati dei paesi che le galee tocca van nel viaggio di ritorno.

a) Primissimi contatti militari: romano-dacici, e commerciali: veneto‐rumeni.

Italiani in Rumania ce ne furono infatti, sarei per dire, fin dai tempi di... Traiano, e, con ogni probabilità, anzi, anche prima, poi che una conquista a mano armata suol quasi sempre esser preceduta da un’altra economica e commerciale che la determina e rende necessaria. Non è quindi il caso di cominciar le cose ab ovo, tanto più che, d’altra parte, nè quei coloni furono italiani nè il paese che andavano ad abitare era la Rumania, così come oggi la intendiamo. Ci contenteremo perciò di rilevare soltanto, come, dopo la conquista della Dacia, le comunicazioni fra la nostra penisola e la nuova colonia romana divenissero ancora più frequenti di quanto non fossero state fino allora, come appare dal moltiplicarsi delle pietre funerarie2 dei centurioni e dei soldati romani, le cui voci fioche sembrano indicarci dal sepolcro la via ch’essi percorsero un giorno pieni di fiducia nell’avvenire e nella grandezza di Roma e che non avrebbero percorsa a ritroso mai più. Da Sirmio, Aquileia, Salona, Adrianopoli, Tomi vengono quelle voci, cristiane la più parte, poi che nella milizia come tra gli schiavi il Cristianesimo gittò da principio con frutto la rete; e, quando cessano, già spuntano all’orizzonte „i gran corni veliferi” dei galeoni

  1. „...Stoffe di raso e di velluto, pelli di leopardo, scimitarre, colori, confetti, „zuccheri” ed olive” comperava p. es. Michele il Bravo dai Veneziani, pagando „il dazio di ducati nove e mezzo per un trasporto di un valore di 170 ducati”.Cfr. Iorga, Breve storia ecc., p. 111.
  2. Cfr. le Contribuții epigrafice la Istoria Creștinismului Daco-Roman di Vasile Pârvan, București, Socec, 1911, che, nonostante la modestia del titolo, rappresentano una vera e propria storia, meravigliosamente documentata, del primo diffondersi del Cristianesimo nella Dacia.